UN ANNO DI INFORMAZIONI IN UN ARTICOLO

20 Dicembre 2019

Ogni venerdì dal 1 gennaio 2019 ho pubblicato su questo blog un articolo riguardante il mondo dell’igiene orale. Ad oggi ne trovi 52.

Qui c’è il riassunto, con possibilità di approfondimento (cliccando sulla parola con il link), di tutto quello che in questo anno ti ho raccontato. Un viaggio tra tutti gli articoli pubblicati con possibilità di attracco dove vuoi saperne di più.


Prendersi cura della bocca significa prendersi cura di tutto il corpo.

Spesso e volentieri alla bocca viene data un’importanza marginale senza considerare che i distretti del nostro corpo dialogano tra loro. C’è un interscambio di informazioni, di molecole, di batteri. I batteri della bocca non risiedono solo là, ma se ne vanno in giro per tutto il corpo: se lasciamo spazio ai batteri cattivi, in giro per il corpo ci andranno loro.

Ma non esiste solo il discorso batterico e vanno considerate anche le ripercussioni dello stato di salute della bocca sugli altri distretti del corpo. La bocca ricopre numerose funzioni e l’alterazione di queste funzioni scatena altre alterazioni.

Negli anni si sono accumulati studi su studi che evidenziano e sostengono il ruolo della bocca nello sviluppo di patologie cardiovascolari, nel diabete, nei parti prematuri, nelle malattie autoimmunitarie, nell’Alzheimer.

In particolare, in questo contesto, i batteri coinvolti nello sviluppo della parodontite (piorrea) possono essere dinamite.

La parodontite è una malattia legata alla suscettibilità, alla presenza di batteri specifici e sul suo sviluppo e sulla sua progressione incide molto il fumo. E’ una malattia prevenibile o silenziabile.

Come la carie. Quando non si riesce a prevenire è necessario curarla. Per curarla non è sufficiente l’otturazione, ma è necessaria la modifica dei comportamenti che ne sostengono lo sviluppo.

C’è una molecola che è in grado di fornire un buon supporto nel contrastare lo sviluppo della carie. E’ il fluoro assunto attraverso i dentifrici. L’efficacia massima si ha quando il fluoro si trova sulla superficie del dente e non inglobato al suo interno. Per questo e per il rischio tossicità, è stata, tranne in rarissimi casi, abbandonata l’assunzione attraverso le pastigliette a favore dell’utilizzo mediante dentifrici. Nel caso in cui il dentifricio al fluoro venga ingerito è possibile rifarsi ai dati in questo articolo per capire se si sta correndo un rischio di intossicazione.

L’intervento batterico in entrambi i casi -carie e parodontite- è imprescindibile. Agire sulla rimozione della placca in maniera efficace è determinante. In questo senso è indispensabile considerare il tempo e la frequenza di spazzolamento: almeno 2 minuti, 2 volte al giorno e adoperare uno strumento per la pulizia tra un dente e l’altro. Non si può dire di aver pulito se non si è passati anche in quelle zone. Quando? Una volta al giorno, decidi tu quando, l’ideale sarebbe alla sera prima di andare a letto. Mentre dormiamo alcuni importanti sistemi di difesa dormono con noi.

Cosa usare? Lo spazzolino elettrico vince a mani basse sul cugino manuale. Ma se preferisci il manuale, al momento dell’acquisto, fai attenzione a 3 aspetti: grandezza della testina, durezza delle setole, materiale delle setole.

Tra gli strumenti interprossimali il più efficace è lo scovolino, laddove ci sono gli spazi che ne consentono il passaggio. L’alternativa è il filo interdentale. Qui quelli che preferisco (l’Oral B Ultrafloss fai in fretta ad andare a comprarlo perché a breve sarà una rarità: ora è fuori produzione).

Lo stuzzicadenti non è uno strumento interprossimale efficace. Toglie solo i residui grossolani di cibo, ma non la placca, che rimane la nostra mira principale.

I collutori possono essere d’aiuto in alcune circostanze, ma spesso e volentieri non sono necessari. La placca va eliminata fisicamente.

Per capire se si sta facendo un buon lavoro, quindi se si è efficaci, c’è il rivelatore di placca. Una sorta di tutor che permette di vedere le zone trascurate e permette quindi di aggiustare il tiro con spazzolino e filo o scovolino.

Se la placca rimane sul dente a lungo si mineralizza attraverso i minerali contenuti nella saliva e introdotti con l’alimentazione e diventa tartaro. Rimuovendo la placca, il tartaro non si forma e quei minerali vaganti vanno sui denti mineralizzando loro, che ne hanno sempre bisogno.

Non avere il tempo per lavarsi i denti (filo o scovolino compresi) è una scusa facilmente raggirabile. Ho scritto un articolo per aiutarti a trovare quel tempo. L’alternativa è dedicare delle ore per sistemare i danni derivati dall’incuranza. Un approccio svantaggioso.

In questo caso la scelta del dentista si rivela fondamentale. E andare al risparmio, prima di tempo a casa, poi di denaro dal dentista, può essere molto penalizzante nel tempo.

Altrettanto penalizzante è il fai da te in generale e il fai da te per i dentifrici. Lo smalto dei denti è un tessuto tenace, ma permaloso. E’ duro, ma non si rigenera. Se lo si rovina resta rovinato. Dalla sua corposità e integrità dipende la luminosità e la bellezza del dente. La remineralizzazione influisce in maniera importante su questo aspetto e funziona molto bene anche sulle macchie bianche che fanno comparsa sui denti dopo la loro eruzione . Queste sono macchie legate al ristagno di placca e si differenziano da quelle “di default“, visibili immediatamente, all’eruzione del dente, legate a fattori, più e meno controllabili, incorsi durante la formazione dello smalto.

I batteri contenuti nella placca sono la nostra mira. Non perché siano il male i batteri, tutt’altro se viene mantenuta una situazione di equilibrio. Il problema dei batteri si pone quando si verifica uno stato di disbiosi (disequilibrio) per cui batteri buoni lasciano il posto a batteri cattivi. La stratificazione della placca causa disequilibrio.

In un contesto di attenzione verso una flora batterica positiva si inseriscono i probiotici e i prebiotici.

I probiotici sono, tra l’altro, tra le sostanze emergenti per il controllo dell’alitosi. Recentissimo è un chewing gum che li contiene.

I chewing gum sono validi presidi in caso di impossibilità a lavarsi i denti. Stimolano la produzione di saliva in quantità e di conseguenza proteggono il dente. E’ sufficiente e preferibile (per non sovraccaricare stomaco e articolazione della mandibola) masticarli per pochi minuti. Sono utili in particolare nelle persone cariorecettive.

Ma non tolgono la placca! Per quella c’è solo spazzolino e scovolino o filo. Se la pulizia con questi strumenti non è efficace si forma il tartaro che solo l’igienista dentale può rimuovere. Se fatto con perizia e con gli strumenti dedicati la pulizia dei denti non li rovina, ma anzi ne preserva la loro integrità.

Un segno molto chiaro di necessità di rivolgersi all’igienista dentale è il sanguinamento. Il sanguinamento è legato all’arrivo del sistema immunitario che sta tentando di difenderci da qualcosa che lo disturba: batteri, placca, tartaro. Si formano nuovi capillari, le gengive si arrossano e se stimolate sanguinano. Il Tantum Verde collutorio può aiutare stati infiammatori, ma è un vero e proprio farmaco perciò va usato con estrema cautela e non come collutorio quotidiano.

Ci sono dei casi in cui il sistema immunitario va in corto circuito e crea delle lesioni ai suoi stessi tessuti: è il caso delle afte.

Trascurare stati infiammatori, per esempio non seguendo richiami regolari dall’igienista può rendere l’igiene orale professionale fastidiosa. Ma il linea di massima non è dolorosa. Se lo fosse è possibile ricorrere a diversi tipi di anestesia. Inoltre, negli ultimi anni, è stata riservata sempre più attenzione a questo aspetto  e sono stati sviluppati strumenti e protocolli sempre più delicati. In questo contesto si inseriscono le polveri. La polvere di eritritolo, un dolcificante naturale con numerose proprietà favorevoli ai denti, viene utilizzata per la rimozione della placca e delle macchie e permette di effettuare questa operazione nel pieno rispetto dei tessuti e in maniera indolore.

In quest’ottica di rispetto dei tessuti, è necessario fare attenzione alle proposte sul mercato per lo sbiancamento dei denti. L’unico principio attivo che determina un effettivo sbiancamento dei denti è il perossido di idrogeno che può essere fornito, in percentuali efficaci, solo da dentisti e igienisti dentali. Può essere utilizzato seguendo 3 differenti tipologie di trattamento. Nella grande distribuzione questi prodotti non si trovano per una questione di normative che ne vietano la commercializzazione diretta al consumatore finale. Quindi tutti quei dentifrici che si vendono come sbiancanti, whitening e via dicendo in realtà non lo sono e possono fare solo 3 cose: smacchiare graffiando, imbrogliare l’occhio, inibire la formazione delle macchie. Perciò attenzione, quando si scelgono dentifrici finti-sbiancanti, all’abrasività. Un buon dentifricio che imbroglia l’occhio e inibisce la formazione delle macchie senza danneggiare è il Blanx.

La bellezza e la salute dei denti è legata alla cura che riserviamo alla bocca ed è in funzione della suscettibilità propria di ognuno di noi nei confronti delle malattie odontoiatriche. Ho fatto l’esempio della vite per aiutare a capire meglio il concetto di attenzioni necessarie e suscettibilità.

Insegnare a prendersi cura del sorriso fin da piccoli attraverso l’esempio è il miglior investimento per i nostri figli. Lavarglieli finché non hanno raggiunto un’effettiva autonomia è il secondo passo. Attenzione al momento della permuta dei denti, in particolare al primo molare permanente, il dente a più alto rischio carie.

Nei bambini sono frequenti i traumi ai denti. Sapere come comportarsi e cosa fare in caso di trauma influenza pesantemente il mantenimento dell’aspetto estetico e funzionale della bocca.


Un viaggio lungo un anno che non finisce qui…[to be continued]


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