STUZZICADENTI: NON È UNA QUESTIONE DI BON TON

1 Novembre 2019
stuzzicadenti e igiene orale

-pulisci o togli qualcosa di incastrato?-

Se c’è un oggetto incastrato in uno spazio, un bastone che riesce ad entrare nello spazio funziona: sposta l’oggetto incastrato.

Se non c’è un oggetto, ma c’è polvere nello spazio, non uso un bastone. Mi servirebbe a poco.

Questa è la differenza tra stuzzicadenti, scovolini e softpick/easypick (scovolini di gomma).

C’era una volta lo stuzzicadenti.

Lo stuzzicadenti è uno strumento antichissimo, preistorico. Probabilmente è il più vecchio strumento per la pulizia dentale. Si avvertiva la necessità di rimuovere il cibo incastrato tra i denti (in chi ancora li aveva…) per cui si iniziarono ad usare stuzzicadenti fatti di vario materiale: dalle piume di uccello, alle ossa, ai metalli.

Tolgo il cibo o la placca?

Dobbiamo arrivare alla fine degli anni 1600, con Dutchman Antonie Van Leewenbeck, per osservare la presenza di “little living animacules prettly moving” all’interno della placca dentale. E ci volle ancora un bel po’ di tempo da allora prima di capire che nella placca, quindi nell’aggregazione batterica, risiede l’origine delle principali malattie della bocca (carie, gengiviti, parodontiti).

La scoperta che dalla stratificazione della placca origina la patologia ci ha permesso di indirizzare i nostri sforzi.

Se prima la pulizia dei denti era legata alla rimozione del cibo e quindi ad una questione di comfort, poi si è capito che andava rivolta alla rimozione della placca e quindi a una questione di salute.

Il questo senso lo stuzzicadenti ha un’efficacia molto limitata.

Torniamo all’esempio di partenza.

Devo togliere la placca dai denti. Se uso un bastoncino riesco a rimuoverla? Pensare di rimuovere la placca con uno stuzzicadenti è come pensare di togliere la polvere da un termosifone con un bastone.

Cosa ci dicono gli studi?

Gli studi scientifici ci dicono che gli stuzzicadenti non sono efficaci nel rimuovere la placca, ma possono agire sull’infiammazione interdentale riducendola. Verosimilmente disturbando l’aggregazione batterica e rimuovendo i residui di cibo che rappresentano nutrimento e nicchia per i batteri.

Quindi va bene? Va utilizzato?

Nel 1986, in Florida furono scoperti resti umani vecchi di 7.500 anni appartenuti ad antichi nativi americani. I teschi mostravano piccoli solchi tra i molari, segno di un utilizzo costante dello stuzzicadenti.

Questo per dire: il gioco non vale la candela.

E’ vero che i materiali utilizzati un tempo non sono gli stessi utilizzati oggi per la produzione degli stuzzicadenti, ma è anche vero che sono strumenti che possono ledere i tessuti se utilizzati male e non svolgono l’azione che ci interessa: rimuovere la placca.  Ed è questo il risultato a cui dobbiamo ambire: rimuovere la placca per mantenere la bocca in salute.

Con loro funziona meglio.

Da quando si è capito che il mirino andava puntato verso la placca e quindi verso la sua rimozione, anziché unicamente verso la rimozione dei residui di cibo, si sono studiati strumenti molto più performanti in questo senso.

Ed è in questo contesto che si inseriscono gli scovolini e i softpick/easypick (degli ibridi tra scovolino e stuzzicadente, in gomma).

Due in uno in pratica. Con loro togli il cibo e togli la placca!


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