COME STIMOLARE L’ABITUDINE A LAVARSI I DENTI NEI BAMBINI

17 Gennaio 2020
abituare il bambino a lavarsi i denti

-Dai all’azione un significato positivo e ripetila nel tempo. E’ così che nascono le abitudini-

Le abitudini nascono per farci risparmiare energia. Siamo costantemente bombardati da informazioni e il nostro cervello dove può automatizza.

Il risultato è: compio un’azione senza pensarci.

Ora, se sei genitore, immagino ti piacerebbe che fosse così anche per i tuoi bambini. Che fossero loro a dirti di andare a lavare i denti e lo facessero con metodo.

Ebbene se conosci come nasce un’abitudine, sai anche come favorirla.

L’importanza delle abitudini.

Il nostro cervello ha un’energia limitata ed è perciò costantemente alla ricerca di risparmio.

Come lo fa?

Cercando di trasformare le azioni in abitudini. Una volta diventata abitudine, l’azione sfugge al nostro controllo cosciente. In questo modo lascia libera la parte razionale del nostro cervello di dedicarsi a nuove informazioni.

Cosa c’entra tutto questo con l’igiene dentale?

Lavarsi i denti è un’abitudine.

Farla diventare da subito un’abitudine corretta ed efficace permette un grosso risparmio di fatica ed energie da parte del nostro cervello. Modificare un’abitudine non è così facile. Richiede una riprogrammazione che passa attraverso 4 fasi e una forte motivazione.

Ma perché avviene tutto questo? Perché non abbiamo un cervello solo, ne abbiamo 3.

Pensiamo di controllare tutto, ma la verità è un’altra.

Noi possediamo 3 cervelli. E anche se pensiamo di fare tutto in maniera cosciente, sotto il nostro controllo, la verità è che non è così: 2 di questi cervelli lavorano in maniera subcosciente.

Cervello antico: RETTILE.

E’ stato il primo a svilupparsi, si occupa di perpetuare la specie. Ci fa prendere decisioni istantanee di cui non abbiamo un controllo cosciente. Si occupa di gestire le funzioni vitali come respirare, digerire, far battere il cuore ecc.

E’ proprio in questa parte del cervello che ogni azione ripetuta nel tempo diventa abitudine.

Il passaggio di un’azione ad abitudine, consente al nostro cervello cosciente di risparmiare energia.

Cervello intermedio: SISTEMA LIMBICO.

Comprende l’area in cui vengono elaborate le emozioni. Agisce in modo strettamente legato agli impulsi del sistema antico ed ha un’azione stimolo risposta che non è sotto il nostro controllo.

Le emozioni sono molto più potenti della parte cosciente del nostro cervello, ma rispondono solo in 2 modi: mi fa bene o mi fa male perché sono legate ad un bisogno che è stato o non è stato soddisfatto.

Emozioni intense hanno capacità di fissare il ricordo di un’esperienza anche in maniera permanente.

Cervello recente: NEOCORTECCIA.

E’ quello che ci rende unici e razionali. Si occupa dell’elaborazione del linguaggio, della lettura, produce pensieri logici, pianifica operazioni.

E’ sotto il nostro controllo conscio, al contrario del cervello mammifero e di quello rettile.

Al contrario di quello che possiamo pensare, la maggior parte delle nostre azioni non sono conscie. Basta pensare che dei 100 miliardi di neuroni di cui è composto il nostro cervello, solo 30 miliardi si trovano nella corteccia, quindi solo 30 miliardi -meno di un terzo- sono dedicati alla parte cosciente.

Abitudini e emozioni positive.

Per avere l’energia per processare tutte le informazioni con cui abbiamo costantemente a che fare, il nostro cervello trasforma tutto ciò che si ripete nel tempo in abitudine. Ma per far ciò ha bisogno di dargli una connotazione positiva. Dalle azioni legate ad un’emozione negativa il cervello rettile, sede delle abitudini, tenterà di fuggire.

Tradotto: se leghiamo lo spazzolamento dei denti ad un’emozione negativa sarà un’azione a cui tenteremo di sottrarci. Per questo proporre lo spazzolamento nei denti al bambino non come una costrizione, ma cercando di legarlo ad un’emozione positiva, ha un valore altissimo nell’acquisizione dell’abitudine.

Quando acquisiamo un’abitudine che però non è funzionale al nostro benessere (per esempio laviamo i denti, ma li laviamo male) per modificarla abbiamo bisogno di un perché forte (ad esempio un problema con un impatto emotivo forte: perdo i denti, comprometto il sorriso) che sia in grado di attivare il subconscio per riprendere in mano l’abitudine e riprogrammarla.

L’iter di apprendimento, ma anche di riprogrammazione di un’abitudine, richiede il passaggio attraverso 4 fasi:

Inconsciamente incompetente: la nostra mente è ignara dell’esistenza di quella possibilità.

Consciamente incompetente: la nostra mente sa che c’è qualcosa che potrebbe fare, ma non sa come raggiungere quello scopo.

Consciamente competente: La mente è consapevole, ma deve inquadrare ancora bene ogni singola azione.

Inconsciamente competente: la mente ha replicato talmente tante volte quel comportamento che è diventato un’abitudine ed è passato alla nostra parte inconscia.

Meglio se “buona la prima”.

Per riprogrammare un’abitudine sono necessari perché forti e molto spesso, per trovare questi perché, ci si deve scontrare con la malattia. Questo rende particolarmente difficile modificare un’abitudine scorretta in un bambino a cui, con tutta probabilità, manca questo tipo di motivazione al cambiamento. Gettare le basi affinché le nostre azioni -e quelle che trasmettiamo ai nostri figli- siano funzionali, ci fa risparmiare fatica e ci semplifica la vita.

La maggior parte dei problemi in bocca sono legati alla placca. Imparare a rimuoverla efficacemente da subito ci mette nelle condizioni di non dover modificare quell’abitudine.

E’ un grande risparmio di energie, di malattie e anche economico.


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